Che un grande gruppo industriale – per esempio petrolchimico o siderurgico – possa e debba fare molto per la sostenibilità ambientale è intuitivo. Ma quanto possano agire su questo fronte anche le aziende a prima vista poco impattate dal ciclone ambientale, come ad esempio le compagnie di assicurazioni, lo dimostra la strategia adottata da Unipol nella sua attività complessiva e soprattutto nella gestione di un patrimonio immobiliare del valore di oltre 4 miliardi. «Un patrimonio prezioso, che ha richiesto a tutti noi molto impegno ma che oggi ci sta dando molte soddisfazioni», dice Giuseppe Lobalsamo, Responsabile della Direzione Immobiliare di Unipol. «Il Gruppo – aggiunge, con un’energia che tradisce una grande passione per un settore che sta vivendo una profonda metamorfosi in tutto il mondo, il real estate – sta affrontando i temi della sostenibilità attraverso una strategia che si articola su due direttrici principali. Innanzitutto l’efficientamento energetico di tutto il proprio patrimonio immobiliare oltre a una strategia climatica di più lungo respiro che declina il nostro impegno per la rapida decarbonizzazione dell’economia globale, tra i principali obiettivi che un grande gruppo deve perseguire. Per questo abbiamo deciso di aderire alla Net-Zero Asset Owner Alliance, un protocollo che si propone di rendere neutrali per il clima i rispettivi portafogli di investimento. A questo proposito abbiamo adottato quanto stabilito dall’accordo di Parigi che prevede di tenere al di sotto del grado e mezzo il riscaldamento medio globale del pianeta ai livelli pre-industriali, e noi vogliamo fare la nostra parte».
Con quali principi, ingegner Lobalsamo?
Come immobiliare abbiamo individuato 4 punti essenziali: il costante efficientamento energetico degli immobili; l’incremento della produzione fotovoltaica sul nostro patrimonio immobiliare; la promozione della certificazione di green asset per tutti gli edifici di proprietà e, infine, la misurazione e riduzione costante della nostra impronta carbonica.
Cominciamo dal tema, sempre complesso, delle certificazioni…
Quella essenziale è la Iso 50001. Implica, infatti, l’adozione di una metodologia di approccio al problema del risparmio e dell’efficienza energetica su tutti gli immobili del nostro perimetro e non soltanto sulle pur numerose punte di eccellenza di nostra proprietà. Solo nel 2022 siamo intervenuti su 19 sedi direzionali, 70 centri di liquidazione e 46 immobili uso terzi. Non ci occupiamo, quindi, solo delle nostre sedi, ma anche del nostro patrimonio utilizzato da terzi, che curiamo con le stesse modalità utilizzate per il patrimonio strumentale.
Cosa significa, in concreto?
Abbiamo installato centinaia di rilevatori sui vari impianti, perché non può esistere alcuna certificazione senza misurazione. I dati raccolti sono convogliati con sistemi gestionali specifici sul nostro data center che quotidianamente li esamina. La certificazione ci obbliga a efficientare annualmente tutto il patrimonio di almeno l’1% sui consumi rispetto all’anno precedente: si tratta di obiettivi molto sfidanti. Stiamo contemporaneamente implementando la certificazione Breeam che valuta l’impatto ambientale complessivo degli edifici attraverso l’applicazione di specifici criteri di valutazione nelle tre macro aree della sostenibilità, della costruzione e della normativa, applicabile a nuove costruzioni, ristrutturazioni di edifici esistenti. Ad oggi riguarda 5 nostre sedi direzionali e 5 in uso a terzi, mentre sono in corso di certificazione 6 ulteriori sedi direzionali e 3 immobili in uso a terzi. Stiamo lavorando, inoltre, per certificare 28 sedi strumentali come Global Real Estate Sustainability Benchmark (Gresb), oltre al benchmark Esg globale per i mercati finanziari, legato al Real Estate. La valutazione Gresb consente di comprendere e misurare le prestazioni del proprio portafoglio immobiliare in merito alle metriche ambientali, sociali e di governance.
E nel fotovoltaico cosa state facendo?
Gli interventi che stiamo eseguendo sono semplici ma essenziali, come, ad esempio, l’installazione di impianti sui tetti dei nostri immobili e sulle pensiline dei parcheggi, quando presenti. Stiamo, inoltre, studiando la possibilità di costruire e gestire impianti fotovoltaici o agrivoltaici in grado di fornire una fetta importante dei nostri consumi energetici.
Insomma, una strategia climatica di ampio respiro…
Necessariamente! Avendo deciso di aderire alla Net-Zero Asset Owner Alliance, dobbiamo dimezzare le emissioni dirette di CO2 entro il 2030 per arrivare ad azzerarle, in una seconda fase, entro il 2050, un impegno da far tremare i polsi. Con questi parametri, significa ridurre ogni anno le emissioni dirette tra il 3 e il 4%. Sempre in ambito decarbonizzazione, acquistiamo solo energia elettrica verde da tutti i nostri fornitori, che rappresentano i principali operatori del settore, ai quali richiediamo energia con certificati green. Su alcuni nostri immobili alimentati a gas o con teleriscaldamento prevediamo l’estensione del funzionamento delle centrali termiche elettriche (le cosiddette pompe di calore) per ridurre i periodi di utilizzo delle fonti più inquinanti.
E intanto vi concentrate sugli immobili-iconici che avete costruito o ristrutturato. Ce ne parla, visto che sono ormai oggetti di culto?
Con piacere. Meritano sicuramente una menzione i progetti di Torre Galfa, di via De Castilla e di via Sassetti, a Milano, nel quartiere di Porta Nuova. De Castilla 23 ha vinto un mese fa a Chicago il Premio di eccellenza nella categoria Tall Building, sotto i 100 metri di altezza, assegnato da un organismo internazionale la cui missione è studiare “tutti gli aspetti della progettazione, pianificazione e costruzione di edifici alti” (Award of Excellence da parte del Council on Tall Buildings and Urban Habitat – Ctbuh). Abbiamo ridato vita a un edificio che era rimasto per anni incompiuto e abbandonato fra i quartieri Porta Nuova e Isola, riconsegnando alla città un luogo all’altezza dell’innovazione e della contemporaneità che caratterizza il contesto circostante e contribuendo a rafforzare il progetto di rigenerazione urbana di Porta Nuova. Già completamente affittato ad aziende internazionali di primaria importanza, è dotato di straordinarie capacità di prestazione climatica: presenta, infatti, una facciata vetro prismatica che consente l’illuminazione naturale per il 70% dell’orario di lavoro, riducendo notevolmente il consumo di energia elettrica. È rivestita, inoltre, di lastre ceramiche eco-attive che assorbono ossido di azoto come fanno gli alberi . De Castilla 23 è fornito anche di un impianto fotovoltaico che produce circa 40mila kilowattora di energia pulita che corrispondono a 13 tonnellate di CO2 risparmiate all’anno e di una pompa di calore ad acqua di falda. Completano il progetto 2.000 metri quadrati di verde sia all’interno dell’edificio che nelle fascia di fronte all’immobile.
Poi c’è la celebre Torre Galfa…
Anche questo progetto ha ottenuto un riconoscimento: nel 2019 ha vinto, infatti, il Premio di Scenari Immobiliari al 27° Forum nella categoria “Progetto d’eccellenza nel real estate”. Dal 2001 la Torre era in stato di abbandono e abbiamo scelto di ridarle nuova vita attraverso una destinazione mista, e oggi – a 2 anni dall’ultimazione – ospita su 15 piani l’Hotel Melià e in altri 15 residenze a breve e medio termine, tutte occupate. È dotata di impianti a pompa per ogni singolo piano, e di una pala eolica a coclea circolare che assicura ulteriormente ottimali prestazioni energetiche.
Infine via Sassetti…
Si trova esattamente dietro a De Castilla e l’abbiamo acquistato 4 anni fa. Originariamente era un edificio industriale dell’Enel con una palazzina adiacente: abbiamo progettato per il suo futuro un utilizzo a uffici, rispettando le caratteristiche industriali originarie dell’immobile e coniugando uffici in stile classico a un forte cuore tecnologico. È in corso la Certificazione Breeam e ha già vinto il Premio di Scenari per l’ “Innovazione nel Real Estate 2022”. Un luogo di lavoro ipermoderno, ma attento alle persone e all’ambiente. Un vero ‘workhub’.