Rixi (Infrastrutture): “Occorre un provvedimento forte sulla rigenerazione urbana”
In arrivo un provvedimento molto forte per la rigenerazione urbana, che punterà ad agevolare il recupero degli immobili. Ad annunciarlo è Edoardo Rixi viceministro alle infrastrutture e ai trasporti, che spiega come in Italia nei prossimi anni si dovrà mettere mano al patrimonio immobiliare particolarmente osbsoleto. L’obiettivo è mettere mano alle case italiane che spesso non sono nuove.
«Esistono alcuni problemi in una paese come l’Italia -ha spiegato all’evento Edilizia, Costruzioni & Real Estate in Italia – dove la casa è un bene di proprietà, sia che si tratti della prima che della seconda. Uno degli obiettivi è anche quello di cambiare i temi dell’efficienza energetica, che può creare problemi ai proprietari di immobili, ma rappresenta anche un’opportunità nello spingere sugli investimenti. Si parte da un provvedimento di rigenerazione urbana che individua quei criteri per edifici ad alto costo, ma bisogna rigenerare gli edifici in sofferenza con un basso valore immobiliare. Se in un cantiere in cui vendo a 1550 euro oggi faccio una casa che vendo a 5mila non la compra nessuno. Assoimmobiliare e fondi la vedono come opportunità perché significa rinnovare il patrimonio, sebbene anche l’investimento del 110 abbia spostato poco, perché il patrimonio immobiliare interessato è il 2%. In Italia la questione poi è più complessa perché abbiamo nei centri urbani materiale vincolato e abbiamo una legge che dice che dopo 70 anni un patrimonio di fatto viene vincolato. Questo succede anche nei quartieri poveri e tutto diventa così più complicato».
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Quali sono i programmi del governo per il recupero degli immobili
L’intenzione dell’esecutivo è quella di mettere mano alla disciplina che riguarda le abitazioni. «Nel riordino che faremo del ministero -continua – prevediamo una direzione sulla casa che si dovrà coordinare anche con quello dei beni culturali, perché oggi ci sono problemi enormi non solo sull’edificio storico, ma anche per le modifiche strutturali dell’edificio, perché alcuni con certe strutture non saranno mai in grado di soddisfare le esigenze di sostenibilità. Il problema più grosso è quello delle demolizioni (e conseguenti ricostruzioni) perché hanno costi troppo alti, anche rispetto a quelli di altri paesi».
Come sta andando il mercato del Real Estate
A fare il quadro della situazione del mercato immobiliare italiano è Davide Albertini Petroni, presidente di Assoimmobiliare che spiega: «Noi consideriamo il real estate l’infrastruttura fisica dell’economia reale. In questo momento sta vivendo un periodo negativo. Abbiamo un Pil in caduta, che però è tra i più alti d’Europa. Rispetto al 2010 il sistema bancario ha rafforzato la patrimonializzazione, però dobbiamo affrontare alcune variabili importanti. La prima è l’inflazione. A giugno era al 7% a dicembre all’11. In questo modo cala il potere d’acquisto delle famiglie. E poiché l’aspetto inflattivo dipende dalla marginalità, si va verso la riduzione degli investimenti. Abbiamo, inoltre, un aumento del costo di costruzione. È in lento calo ma la creazione di prodotto nuovo rallenta». L’altro punto importante, già sollevato da Rixi, è quello della riqualificazione dei fabbricati e dell’aumento dei tassi di interesse, che hanno «un impatto duplice, perché fanno aumentare la rata del mutuo». Continua Petroni: «In questo momento – spiega – cresce il numero di famiglie che non pagano la rata. L’acquisto della casa dipende dalla concessione del credito e l’aumento della rata allontana chi vuole comprare casa. Si parla di una contrazione degli acquisti del 10%. Sul commercio real estate l’impatto è orientato verso una riduzione del credito. Pertanto la marginalità delle operazioni è ridotta, mentre da un lato si registra un repricing dei fabbricati». A questo punto viene da chiedersi quali possano essere le soluzioni per ovviare a questi problemi. «Se non lavoriamo su nuove forme di finanziamenti, sarà difficile – spiega – Non possiamo più essere un sistema Banca centrico. In America i finanziamenti che arrivano dalle banche sono solo il 20%. Senza fonti alternative il sistema si blocca. Un’altra variabile che ci preoccupa è l’anagrafica. L’Italia ha perso abitanti: siamo a 59 milioni. Abbiamo indice di mortalità che cresce. Il 33% delle famiglie sono monogenitoriali, il 27% hanno due componenti, il 17% tre, quindi si riducono quelle che comprano case. Bisogna poi calcolare l’età media sempre più alta».